Una sedia a rotelle rossa per riflettere sulle violenze e il diritto alla Vita Indipendente
Le donne con disabilità affrontano una realtà spesso dimenticata, segnata da doppie e multiple discriminazioni. Non solo sono colpite dalle stesse forme di violenza che subiscono le donne senza disabilità – fisica, verbale, psicologica, sessuale, economica e finanziaria – ma vivono anche una condizione di vulnerabilità aggravata dalla loro disabilità. Questa realtà le rende particolarmente esposte, tanto da avere una probabilità di subire abusi significativamente maggiore rispetto ad altre donne.
La violenza fisica e sessuale, esercitata nei contesti domestici o istituzionali, si somma a forme più subdole ma altrettanto devastanti, come la violenza finanziaria, in cui la persona con disabilità viene privata del controllo sui propri beni o risorse. Inoltre, la violenza psicologica, attraverso manipolazioni e svalutazioni continue, mina profondamente l’autonomia e la dignità di queste donne. Ad aggravare ulteriormente la situazione, molte donne con disabilità si trovano impossibilitate a denunciare gli abusi subiti. Non per mancanza di volontà, ma perché la loro condizione rende spesso tale passo difficile, se non impossibile. Inoltre, denunciare significherebbe, in molti casi, perdere il supporto necessario per sopravvivere. Queste donne dipendono dai loro aggressori per la cura quotidiana, il sostentamento economico o persino per la semplice mobilità. Senza una rete di supporto adeguata, non esiste una via di fuga dalla violenza.
Il diritto alla Vita Indipendente come chiave di emancipazione
In questo contesto, il diritto alla Vita Indipendente emerge come precondizione fondamentale per garantire che le donne con disabilità possano sottrarsi a queste forme di abuso. La Vita Indipendente non significa semplicemente avere accesso a un’assistenza personale, ma racchiude ogni strumento e supporto che permetta alle persone con disabilità di autodeterminarsi: senza questi elementi, l’uscita dalla violenza rimane un sogno irraggiungibile.
Nel caso della Repubblica di San Marino, tuttavia, si registra una battuta d'arresto significativa. Nel settembre 2022, il Consiglio Grande e Generale ha respinto un'Istanza d'Arengo che chiedeva di affermare e regolamentare il diritto alla Vita Indipendente per le persone con disabilità non autosufficienti. Questa decisione, purtroppo, riflette ancora un radicamento in un approccio di welfare basato su un modello medico o medicalizzante, che tratta la disabilità come una condizione clinica da gestire, anziché come una questione di diritti umani. San Marino è ora chiamato a dimostrare la volontà e il coraggio di affrancarsi da questa visione superata. Il modello sociale, promosso dalla CRPD, pone al centro la dignità e l’autodeterminazione delle persone con disabilità, riconoscendole come soggetti di diritto pienamente inclusi nella società.
Proprio recentemente, la Commissione Europea ha pubblicato le Linee Guida sulla vita indipendente e l’inclusione nella società delle persone con disabilità nel contesto dei Fondi UE (versione in italiano liberamente scaricabile qui). Questo documento sottolinea la necessità di superare sistemi istituzionalizzanti, promuovendo invece soluzioni abitative accessibili e servizi basati sulla comunità che garantiscano l’autodeterminazione e la piena inclusione sociale. Centrale in questa prospettiva è il riconoscimento dell’assistenza personale autogestita come strumento chiave per supportare le persone con disabilità nelle loro scelte quotidiane e per permettere loro di vivere una vita libera da coercizioni, dipendenze e abusi.
La sedia a rotelle rossa: un simbolo e un monito
San Marino, nell'ambito del programma per la Giornata Internazionale contro la violenza sulle donne, questa mattina ha inaugurato, assieme a diverse classi della Scuola Elementare del Castello di Serravalle, una sedia a rotelle rossa. Questo gesto va oltre il simbolismo: è un invito a riflettere sulla condizione delle donne con disabilità, spesso invisibili nel dibattito pubblico sulla violenza di genere. Tuttavia, non può e non deve rimanere solo un simbolo.
San Marino, che si avvicina alla firma dell’Accordo di associazione con l’Unione Europea, ha l’opportunità – e la responsabilità – di adeguarsi agli standard europei e internazionali, tra cui la promozione della Vita Indipendente, come previsto dalla Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità (CRPD).
Un impegno per il futuro
La sedia a rotelle rossa deve rappresentare il primo passo verso un cambiamento concreto. È tempo che San Marino riconosca il diritto alla Vita Indipendente come condizione imprescindibile per la lotta alla violenza e per l’emancipazione delle donne con disabilità. Vigileremo attentamente affinché la nuova compagine governativa prenda seriamente in considerazione la necessità di una legge specifica sulla Vita Indipendente e sull’assistenza personale.
La lotta contro la violenza passa attraverso il riconoscimento dei diritti. Garantire diritti significa creare possibilità: possibilità di denunciare, di uscire da situazioni di abuso, di vivere una vita dignitosa e libera. Oggi, più che mai, il simbolo della sedia a rotelle rossa deve essere un richiamo all’azione. Non possiamo combattere la violenza senza offrire alle persone con disabilità gli strumenti per autodeterminarsi e costruire il proprio futuro. Il diritto alla Vita Indipendente non è solo un passo avanti: è la base di tutto.
Con l’auspicio che una profonda riflessione sull’importanza dell’affermazione di tale diritto, venga condotta anche in occasione delle celebrazioni della prossima Giornata Internazionale delle Persone con Disabilità (3 dicembre), desideriamo, in conclusione, ringraziare sentitamente la Giunta di Castello di Serravalle, l’Authority Pari Opportunità, l'AASLP, l'UGRAA e l'Azienda LAM Sammarinese, per la sensibilità dimostrata con l’iniziativa di cui all’oggetto di questo comunicato.