Centro Maya - Centro diurno per persone con disabilità

Il Centro Maya si trova a San Juan La Laguna, sul lago Atitlan in Guatemala, nel Dipartimento di Sololà, una meta molto ambita dai turisti di tutto il mondo. Nonostante ciò proprio San Juan è uno dei pochi paesini sulle sponde del lago non ancora colonizzato dal turismo di massa. La maggioranza della popolazione, come nel resto del dipartimento, è indigena e conserva un forte legame con l’originaria spiritualità maya. A questa si mescola in maniera tutta particolare la tradizione cattolica; anch’essa è ormai parte integrante del tessuto sociale e culturale.

Le donne, che vestono ancora in abito tipico, sono per lo più dedite a tessere a mano, per un salario che si aggira sui 75 centesimi di euro al giorno. Gli uomini sono per lo più impegnati nel lavoro dei campi. Il salario medio è di circa 3 euro al giorno.

I bambini contribuiscono in maniera significativa all’economia del posto, lavorando fin dalla tenera età.

Il centro ha all’inizio obiettivi molto minimali: fisioterapia di base, igiene personale degli utenti, lotta alla malnutrizione. Quest’ultima attività in particolare contribuisce fortemente ad avvicinare le famiglie e a vincere l’iniziale diffidenza verso “lo straniero” . Il Centro diventa così, col tempo, un punto d’incontro importante non solo per gli utenti, ma anche per le famiglie che iniziano ad uscire dalla solitudine nella gestione del “problema” figlio disabile.

Successivamente la struttura si trasloca in un locale più ampio, e nel 2006 le attività didattiche vengono riconosciute dal ministero di educazione che istituisce la “scuola speciale” Centro Maya. Il Consiglio Direttivo è formato dai lavoratori, e l’utenza del centro è estremamente eterogenea sia per patologie che per età. Dagli zero agli 85 anni, con problematiche molto differenti tra loro. All’inizio della sua storia il Centro contava cospicuamente sulla presenza di volontari stranieri, senza i quali sarebbe stato difficile lo svolgimento delle attività principali. Ora i volontari sono i benvenuti, ma il centro si regge sui lavoratori regolarmente stipendiati. Le attività del centro, finalizzate al raggiungimento degli obiettivi individuali definiti nei progetti educativi individualizzati di ogni utente, vengono programmate in una riunione congiunta tra volontari e lavoratori del centro.

L’assistenza sanitaria è svolta in collaborazione con la fondazione spagnola “Senderos de maiz” che garantisce visite mediche generiche e l’accompagnamento a Città del Guatemala quando siano necessarie cure specialistiche.

Il centro resta l’unico punto di riferimento per le persone con disabilità della zona. Le persone seguite sono ad oggi circa 150.

L’Associazione Handicap e Sviluppo di Torino, collabora con centro Maya dal 2005 (in particolare, un membro del consiglio direttivo è stato rappresentante italiano dell’Associazione Centro Maya Xe’quiakasiiwan fino al 2010), anche attraverso il sostegno economico. Dal 2008, attraverso tale collaborazione, si pone l’attenzione in maniera particolare su progetti di autofinanziamento, ricercando realtà che siano interessate ad investire in un progetto che porti, nel tempo, alla produzione di reddito da parte dei ragazzi che frequentano il centro e che hanno delle abilità lavorative.

Il fatto di partecipare come “utenti” alle attività del Centro, perde infatti di significato per ragazzi dotati di abilità tali da poter essere inseriti nell’ambito lavorativo.

Sono stati individuati nell’arco degli ultimi due anni, in raccordo con la psicologa che segue i progetti educativi individualizzati, i ragazzi che possono partecipare all’attività di autofinanziamento (circa 15).

In un secondo momento, e con modalità da concordare in Itinere con il Consiglio Direttivo di Centro Maya, l’attività si estenderà a familiari di ragazzi che frequentano il Centro.

In particolare, le attività da sviluppare sono, nell’ordine: Laboratorio di artigianato ed il Progetto lavanderia.

Laboratorio artigianato: Prevede l’implementazione del laboratorio occupazionale già presente al Centro finalizzato alla produzione di monili attraverso l’utilizzo di:

materiali di riciclo: in Guatemala, come in quasi tutti i paesi del sud del mondo, i contenitori in plastica hanno sostituito troppo rapidamente quelli biodegradabili da sempre usati (foglie di mais, di banano). All’occhio occidentale in visita in quei luoghi, risulta incredibile la quantità di immondizia fatta di carta di patatine, latte, involucri di plastica che tappezza il terreno delle coltivazioni di caffè. Il RI-CICLO di questi scarti (attraverso un processo di semplice ma efficace pulizia e disinfezione), avrebbe il doppio effetto di ridurre il danno ambientale e fornire materiale di lavoro a “costo zero”. Elementi naturali: fagioli, mais, semi di avocado, di papaya e tutto ciò che si può trovare in natura e lavorare

Perline: molto presenti nelle decorazioni utilizzate dalle donne indigene: cinture, orecchini, braccialetti e collane che le donne producono per sé e per la vendita.

Lo studio di una linea dai “gusti occidentali”, permetterebbe la vendita nei luoghi turistici limitrofi al centro (inizialmente Panajachel, San Marcos, San Pedro, Santa Cruz, Antigua).

La strategia di vendita è basata sulla richiesta ai commercianti locali (hotel, ristornanti, negozi) di ospitare Stand con esposizione dei prodotti, e materiale divulgativo del progetto. In occidente sull’inserimento nel circuito del commercio equo e solidale ed il contatto con singoli o associazioni desiderose di impegnarsi alla creazione di una rete di vendita solidale.

Progetto lavanderia: A San Juan la Laguna quasi nessuno, neppure i più ricchi, hanno una lavatrice. Nel 2007 una famiglia statunitense in visita al centro, decise di “regalarne” una, per alleggerire il lavoro delle due badanti. L’iniziativa ha però avuto scarsissimo successo, in quanto l’utilizzo della lavatrice non si è sostituito alla millenaria tradizione di lavare i panni a mano. Ne è però nata un’idea: quella di utilizzarla per aprire una lavanderia per turisti, che a San Juan non c’è.

I proprietari della lavatrice, interpellati in tal senso, non hanno dato però autorizzazione all’utilizzo del bene regalato a questo scopo. Al di là di tutte le considerazioni sull’opportunità di agire come i due signori statunitensi, l’idea è rimasta viva ed è ancora perseguibile, certo previo l’acquisto di un’altra lavatrice. L’attività sarebbe sede di “inserimento lavorativo”, sulla falsa riga dei SIL italiani, ovvero luogo di apprendimento di abilità spendibili poi in contesti lavorativi a tutti gli effetti.

Gli introiti dell’attività, contribuirebbero chiaramente ad abbattere i costi di gestione di Centro Maya. L’apertura della lavanderia avverrà con i primi utili del progetto di artigianato.

Tale progetto si regge sul sistema delle “adozioni a distanza”. E’ possibile sottoscrivere una quota del progetto con donazioni private, vale a dire che il lavoro che si farà in Guatemala è importante, ma ancor di più lo è quello che si farà qui da noi.

Anche questo Progetto ha ricevuto in egual misura un contributo derivante dalla campagna di raccolta fondi "Tejido de Colores".